top of page

Quando Ti Senti Perso: Come Uscire da un Momento di Profonda Tristezza

  • Immagine del redattore: Marco Sarracino
    Marco Sarracino
  • 31 mar
  • Tempo di lettura: 4 min


A volte arriva all’improvviso, a volte cresce piano. Quella sensazione di vuoto, stanchezza dell’anima, malinconia che sembra non voler andare via. Ci si sente bloccati, senza direzione, confusi su che strada prendere nella vita. Spesso questo stato d’animo viene percepito come depressione, ma ha sfumature personali e uniche, soprattutto quando è intrecciato con problemi relazionali, delusioni o una crisi esistenziale.

Se ti riconosci in queste parole, sappi che non sei solo. E soprattutto: si può uscire da questo tunnel. Non sempre serve una svolta eclatante, spesso è un percorso fatto di piccoli passi, consapevolezze nuove e spazi dove potersi ascoltare senza giudizio.

Quando la tristezza diventa un campanello d’allarme

La tristezza è un'emozione umana naturale. Tuttavia, quando diventa persistente, pesante e si accompagna a senso di disorientamento o perdita di motivazione, può trasformarsi in un segnale importante: qualcosa dentro di noi chiede attenzione.

Questa forma di profonda tristezza spesso si manifesta quando si attraversano fasi di passaggio:

  • La fine di una relazione significativa

  • Difficoltà lavorative o perdita del lavoro

  • Scelte importanti da compiere, ma senza sentirsi in contatto con i propri desideri

  • Una crescente insoddisfazione anche quando “tutto sembra andare bene”

  • Conflitti familiari o interpersonali che lasciano ferite silenziose

In questi momenti ci si può sentire paralizzati, come se ogni possibilità sembrasse priva di significato o irraggiungibile. È qui che spesso emerge la domanda: “Che senso ha tutto questo?”Come scrive Umberto Galimberti:

“La sofferenza psichica non è un guasto da riparare, ma un linguaggio da decifrare.”Ogni emozione diventa quindi un messaggio da accogliere e comprendere, non da zittire.

Il senso della vita come bussola interiore

Ritrovare il senso della vita non è un esercizio filosofico astratto, ma un processo concreto e profondamente umano. Il dolore psicologico che deriva dal sentirsi smarriti è, in fondo, una spinta verso un nuovo contatto con se stessi.

Molti percorsi di psicoterapia umanistica — e in particolare la Gestalt — aiutano a riconoscere che ogni persona ha in sé le risorse per trasformare la sofferenza in consapevolezza. Non si tratta di “aggiustare” ciò che non va, ma di ascoltare il proprio vissuto in modo autentico, esperienziale, completo.

Durante un percorso terapeutico, ciò che spesso emerge non è tanto “la soluzione al problema”, ma una nuova comprensione di sé, dei propri bisogni e dei propri limiti.Isadore From, uno dei principali esponenti della Gestalt, scrive:

“L’esperienza presente è l’unico punto di partenza reale per un cambiamento duraturo.”È solo radicandoci nel presente che possiamo costruire qualcosa di nuovo.

Relazioni e identità: due mondi intrecciati

Spesso, la profonda tristezza è alimentata o aggravata da difficoltà relazionali. Ci si può sentire non compresi, soli anche in mezzo agli altri, bloccati in dinamiche che si ripetono senza trovare un senso.

Le relazioni — di coppia, familiari, amicali o lavorative — sono specchi attraverso cui riconosciamo parti di noi. Quando queste relazioni diventano fonte di dolore, è utile interrogarsi: Qual è il mio ruolo in questo schema? Cosa cerco veramente?.

Lavorare su questi aspetti in terapia permette di sciogliere nodi che sembravano insormontabili e ritrovare un modo più autentico di stare con l’altro e con se stessi.

Come ricorda ancora From:

“Ogni volta che neghiamo una parte di noi, perdiamo un po’ di vitalità.”La Gestalt ci invita a integrare ciò che rifiutiamo, per recuperare forza e coerenza interna.

Uscire dal tunnel: cosa può aiutare davvero

Ogni persona ha un cammino unico, ma ci sono alcuni passi che possono accompagnare il processo di uscita da uno stato depressivo o da una fase di profondo disorientamento:

  1. Darsi il permesso di stare maleNon serve “reagire” subito o “pensare positivo”. Il primo passo è accogliere ciò che si prova, con compassione.

  2. Rallentare e ascoltarsiIn una società che corre, imparare a fermarsi è un atto di rivoluzione. Solo nel silenzio possiamo sentire cosa ci sta davvero succedendo.

  3. Chiedere aiutoParlarne con una persona amica è già un inizio, ma affidarsi a uno psicoterapeuta può fare la differenza. Il confronto professionale apre prospettive che da soli non si riescono a vedere.

  4. Riconoscere ciò che ci tiene fermiVecchie abitudini, paure, aspettative degli altri. In terapia si esplorano questi “freni invisibili” per restituire movimento alla propria vita.

  5. Coltivare la presenza attraverso la GestaltLa psicoterapia della Gestalt aiuta a vivere con maggiore consapevolezza il qui e ora, valorizzando il contatto con sé e con l’altro. Ogni esperienza è vista come un’occasione di integrazione e crescita. L’attenzione al corpo, ai gesti, alle emozioni “non dette” rende questo approccio particolarmente efficace nei momenti di confusione o crisi.


Per approfondire: letture che nutrono la consapevolezza


Se senti il desiderio di iniziare un percorso di riflessione anche attraverso la lettura, ecco due testi che possono accompagnarti:

Umberto Galimberti – Psiche e Techne. L’uomo nell’età della tecnicaUn’opera intensa che esplora la condizione psicologica dell’uomo contemporaneo, immerso in un mondo iper-razionale e tecnologico.


Isadore From – La psicoterapia della GestaltUn testo fondante dell’approccio gestaltico, che illustra con chiarezza i principi della terapia basata sull’esperienza, il contatto, la consapevolezza e la responsabilità.



 
 
 

Comments


Marco Sarracino

  • White LinkedIn Icon
  • White Instagram Icon

Psicologo, Coach e Trainer

Copyright 2021 © Marco Sarracino, Psicologo Bologna

Tutti i diritti sono riservati

bottom of page